Consuelo Mura

Consuelo Mura nasce a Roma dove vive e lavora.

Principali Mostre Personali
2020 Donne, Il Sole Arte Contemporanea, Roma.
2019 Residenza d’Artista – Atelier #2, – 24-29 dicembre, MACRO ASILO, Roma.
2018 Di Amore e Psiche e di altri corpi, a cura di Sabrina Consolini, testo in catalogo di Marina Marinelli, Sala da Feltre, Roma.
2012 Frammenti, Centro culturale Elsa Morante, Roma.
2011 Arte allo studio, a cura di Isabella Fusillo, testo critico del catalogo Eva Clausen, Hogan Lovells, Roma.
2008 Le leggi del desiderio, cura e testo critico del catalogo di Gianluca Marziani, Il Sole Arte Contemporanea, Roma; Inseguendo la traiettoria dei tuoi passi, Palazzo Valentini, Roma.
2007 Consuelo Mura at JLA studios, Jan Larsen Art, New York.
2006 Un tango per Viola, Associazione Civita, Roma.

Principali Mostre Collettive
2020 RAW- We as Nature, a cura di Roberta Melasecca, Fabio Milani, Sabrina Consolini, Hotel Ripa, Roma
2020 money go round, a cura di Edoardo  Marcenaro, rosso20sette, Roma  
2020 Asta di beneficenza per la CROCE ROSSA ITALIANA contro il COVID, a cura di Tiziana Cino e Stefano Ferraro, rosso20sette; 7th Edition Tiny Biennale, a cura di Susan Moore, Temple University, Roma.
2019 Raw – Dangerous Kindness, project, La gentilezza è pericolosa, a cura di Roberta Melasecca, Officine Nove, Roma; Raw – L’infinito – Più vicini all’universo dove annega il pensiero, a cura di Roberta Melasecca e Fabio Milani, Complesso Monticello, Roma; Giornata Mondiale del Ready Made a cura di Pablo Echaurren, MACRO ASILO; Performance – Art is Money-Money is Art, a cura di Edoardo Marcenaro, MACRO ASILO, Roma; Art is Money – Money is Art, a cura di Edoardo Marcenaro, East Village Art View, New York.
2018 Rompete le scatole, a cura di Edoardo Marcenaro, Il Sole Arte Contemporanea, Roma.
2017 Mondo visione PERONI DISTRICT, Roma.
2016 State comodi, Il Sole Arte Contemporanea, Roma.
2011 C’era una volta, cura e testo in catalogo di Valeria Arnaldi, Macro – Pelanda, Roma;
2010 Italian Olimpic Spirit – Giochi Olimpici Invernali 2010, Casa Italia Coni, Vancouver.
2009 Borderlove, a cura di Alexandra Mazzanti, Dorothy Circus Gallery, Roma; BidCeinge, a cura di Antonietta Campilongo, ISA-Istituto Superiore Antincendi, Roma.
2008 Different looks – Arte contemporanea italiana a Varsavia, a cura di Antonietta Campilongo, Pracownia Galeria, Varsavia.
2007 PREMIO CELESTE, mostra delle opere finaliste, ISA-Istituto Superiore Antincendi, Roma; 3 Ore e 15 minuti, Associazione culturale Civita, Roma.
2006 Oltre ogni confine, Università di Lubiana, Lubiana; Arte fierainternazionale di Istanbul, Istanbul.
2005 West Lake Expo of Art, Hangzou, Cina.

Pubblicazioni
2006 nel libro L’adorazione del piede, di Berarda del Vecchio, Alberto Castelvecchi editore.
2007 nel catalogo Premio Celeste 2007, Zel edizioni.
2008 nella rivista d’Arte con-fine, testo critico di Giuseppe di Bella, con.fine edizioni; nella rivista con-fine, video CD-PASSI- con-fine edizioni.
2011 nel catalogo C’era una volta…, testo critico di Valeria Arnaldi, Artfactory edizioni.
2020 nel diario del Macro Asilo – Gli atelier del Macro Asilo, 24-29 dicembre 2019.

Video
2008 Passi, regia di Consuelo Mura, testo inedito di Francesca Schipa, musiche originali di Gianluca Misiti, voci di Sara Bonetti e Polina Chernova, Post produzione di Consuelo Mura e Giovanni Attili.

“Rappresento l’istante come fosse il frammento di un ricordo del quale si riesca a mettere a fuoco solo un piccolo particolare, un tassello, che possa raccontare un’intera storia. Il gesto di una donna che è contemporaneamente moglie ed amante, madre e bambina, una donna sfaccettata da guardare come attraverso un caleidoscopio. Il titolo delle opere indica una strada eventuale e non vuole essere un percorso obbligato verso un’interpretazione, ma lascia a chi osserva la libertà di immaginare secondo una propria suggestione. Utilizzo, come fossero bozzetti, fotografie scattate da me, ma anche immagini prese in prestito dai media, concentrandomi poi solo sul particolare che mi interessa.”

La serie Bow to Nature nasce dall’esigenza di guardare il nostro pianeta con amore, cura  e rispetto, consapevoli come siamo della sua fragilità.  Questi lavori sono ispirati alle parole preziose di Ghandi che ha sempre sostenuto la connessione profonda tra uomo e natura, perché non è possibile la sopravvivenza dell’uno senza l’altra. Le sue parole: “Nel mondo c’è quanto basta per le necessità dell’uomo, ma non per la sua avidità.” “Tu e io non siamo che una cosa sola. Non posso farti male senza ferirmi.” “La vita di un agnello non è meno preziosa di quella di un essere umano. Trovo che più una creatura è indifesa, più ha il diritto ad essere protetta dall’uomo dalla crudeltà degli altri uomini.”

Gianluca Marziani per il catalogo “le leggi del desiderio”
…“L’artista ruota il suo occhio attorno al corpo femminile. Fissa sulla tela singoli dettagli dentro contesti neutri ma accoglienti, lasciando galleggiare le varie fisicità nei luoghi astratti che mostrano la coscienza intima dello spazio privato. Vediamo le donne in campo tramite inquadrature parziali che ne celano il volto, dando alla bellezza l’impatto di un archetipo evocativo. Gambe, abiti fascianti, scarpe sexy dal tacco alto, posture calibrate dove ogni azione risponde ad una rigorosa analisi dell’eros iconografico. Tutto si gioca sul frammento, sulle attitudini del corpo che diviene pittura. Un viaggio figurativo sul diaframma sottile tra realismo fotografico e liquidità pittorica. Un progetto dove la morbidezza fantasmatica dei corpi contrasta con la precisione degli accessori e dei piedi, resi dall’artista un catalizzatore magnetico che distribuisce l’energia lungo l’intero progetto.”…

Giuseppe Di Bella per la rivista Con-fine
…“Non ci si può sottrarre alla bellezza degli occhi che osservano, occhi che in quella gamma di percezioni velate, occhi che con quella capacità di cogliere sfumature e condizioni psicologiche sfumate possono appartenere solo ad un essere artista al femminile: almeno gli ultimi vent’anni sono costellati da nomi e carriere di pittrici che ci mostrano le potenze sorte dalle tensioni della specificità dell’Arte- donna. E così senza urlare, attraverso un limpido catalogo anche Consuelo Mura illustra il sentiero che trova la mediazione come forma di strategia attuale e di sintesi fra antinomie per suggerire gli attimi minimi e pur traboccanti di inquietudine e pathos del privato. Il passo ibrido tuttavia con cui ci si avvicina al reale è un modo grazie al quale valutare i limiti o le possibilità mancate anche della pittura che ci precede e focalizzarla sul vetrino del vacuum in senso teorico quanto concreto. Il senso di distacco si trasforma per inscenare la solitudine a cui la nostra epoca sembra condannata, solitudine privata, di donne abitanti di case vuote, quasi del tutto senza presenze che possano godere l’opulenza della loro offerta. Lo spazio su cui si incollano le figure è un vuoto ricavato per sottrazione, per svuotamento o per cancellazione come su Photoshop, un fondo muto e aperto a qualunque definizione di silhouette. Quella capacità di indagare l’arte nel suo artificio anticonvenzionale porta una serie infinita di nomi illustri che l’artista ha introiettato per camuffare la tradizione o il classico delle sue opere in un vissuto in cui la donna che toglie o infila la scarpa décolleté celeste ha la stessa valenza di una bagnante al mare ripresa mentre è intenta a sollevare la sottoveste. Un voyeurismo concesso solo all’arte e in questo caso all’arte di genere.”…

Marina Marinelli per il catalogo “di Amore e Psiche e di altri corpi”
…“I modelli presi a ispirazione diventano materia personalissima nel fare della pittrice romana, che trasforma le figure mitopoietiche in apparizioni della vita quotidiana. Con il suo inconfondibile stile incardina l’anatomia dei corpi in una dimensione statica, astratta e atemporale, mentre focalizza l’inquadratura su un dettaglio estrapolato da un contesto generale. Le presenze che popolano il mondo reale e quello del mito colloquiano in un sottile gioco dialettico e di rimandi. La Mura parte dalla rappresentazione di “altri corpi” dipinti in bianco e nero, dalla consistenza quasi marmorea e dove l’accensione cromatica è riservata solo a particolari accessori, come scarpe e abiti, evocazioni di un mondo femminile ad alto potenziale seduttivo. Seguendo un percorso ideale e consono alla sua ricerca pittorica la pittrice romana approda alla riproposizione della statua vera e propria, sovvertendo però la monocromia del marmo a favore del colore, cui affida nuove facoltà espressive e persino accenti ludici.”…“Quella di Consuelo Mura è una pittura contemplativa che guarda alla figura umana come a un soggetto silente e in posa, metafora della complessa dinamica della realtà e della catena dei suoi possibili significati. La tradizionale scatola prospettica si trasforma in un contenitore concettuale, al cui interno si consuma un tempo privo di durata: il lasso della sospensione e dell’attesa. Questo intervallo suggerisce l’idea di un ambito privato e di una condizione dell’essere dominata dall’aspettativa, dal desiderio e dal ricordo. Lo spaccato di un istante si fa pittura dell’anima, nell’irrompere di emozioni fatalmente soggettive. La solitudine dei corpi è semplicemente apparente. Essi infatti presuppongono l’esistenza di un altro da sé, di un terzo, come dimostrano anche i titoli delle opere in forma di frasi rivolte a un interlocutore a noi invisibile. Nell’indefinibilità dello spazio-tempo gli “altri corpi” occupano la tela stanti, seduti o sdraiati, si fanno guardare e si fanno immaginare nel loro anonimato. Psiche e Venere si presentano invece senza infingimenti, a volto scoperto, proponendoci finalmente il disvelamento dell’identità e del ruolo. Gli dei in quanto archetipi, modelli di comportamento e di personalità, assolvono alla funzione di appartenere al collettivo. Al mondo di chi dipinge e di chi guarda l’opera d’arte. Al mondo di tutte le anime che affrontano il difficile percorso della purificazione e della redenzione attraverso l’amore. Con un linguaggio evocativo e sensibile, con inquadrature raffinate e impeccabili nella definizione delle forme, Consuelo Mura propone una contaminazione tra mondo fisico e mondo simbolico senza contraddizioni e senza soluzione di continuità. Un’opportunità che ci obbliga ad ascoltarci e un invito a prolungare la vita dell’opera d’arte nella nostra stessa esistenza. ”…

Consuelo Mura: “Ogni gesto della geisha è misurato, il cibo che porta alla bocca non deve toccare le sue labbra, i capelli sono raccolti in un’acconciatura perfetta che richiede tempi lunghissimi di preparazione, il kimono e gli altissimi zoccoli infradito la costringono a piccolissimi passi. Una donna istruita, elegante, una donna perfetta con l’unico compito di compiacere e soddisfare l’uomo. Mi giro ad occidente e vedo una donna stretta in un corsetto che non la fa respirare sino a farla svenire. In ogni latitudine si è voluta una donna che non potesse muoversi, correre, sudare, sbagliare, insomma essere libera come un uomo. Anche nelle ballerine guardiamo affascinati alla bellezza del piede, del suo collo della caviglia stringata nei lacci della scarpetta a punta, ma al suo interno c’è spesso un piede deformato e sofferente, costretto in una posizione innaturale. E qui non posso non pensare ai “fiori di loto” i famosi piedini delle nobili donne cinesi deformati già all’età di 5-6 anni e chiusi in delle scarpine piccolissime, con gravi sofferenze.” (C.M.)


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